Le sanzioni al settore dell’energia di Mosca hanno scatenato una reazione a catena nei mercati.
Il settore energetico è cresciuto molto nell’ultimo anno e l’esplosione del conflitto Russia-Ucraina ha accentuato questa situazione, facendo schizzare alle stelle i prezzi di diesel e benzina in tutte le città, sforando di gran lunga i due euro per litro. Cosa potrebbe succedere ora al petrolio e perché il comparto energetico è importante?
Il ruolo fondamentale del comparto energetico: cosa sapere
Una delle prime cose che spesso viene dimenticata, ma che è fondamentale, è che l’energia non solo viene utilizzata a livello domestico, ma anche, e soprattutto, da aziende che tendono a usarne grandi quantità per la propria produzione. Per questo motivo un aumento dei prezzi del comparto energetico potrebbe essere devastante, basti pensare per esempio che sul bresciano diversi imprenditori stanno valutando di fermare la produzione dell’acciaio visti i livelli insostenibili che il prezzo dell’energia sta raggiungendo.
Una crisi che sembra quindi estesa a solo un settore in realtà ricade su anche tanti altri rischiando di portare oltre che a una crisi economica anche a una situazione dove vige un rincaro dei prezzi generale. Ma perché questo conflitto sta provocando i problemi appena descritti?
L’importanza economica della Russia e dell’Ucraina
Russia e Ucraina hanno un peso molto importante a livello internazionale per le loro esportazioni di petrolio, gas e di altre materie prime.
Lo Stato comandato da Putin ha grande influenza nel mondo per quanto riguarda palladio, platino e oro. Proprio nel caso del palladio, l’influenza che Mosca ha sugli altri Paesi è elevata, circa il 43,9%, secondo quanto riferito da Jp Morgan.
Inoltre, Russia e Ucraina sono tra i più grandi esportatori di grano al mondo: la prima detiene il 18,4% della quota di mercato, mentre la seconda si attesta intorno al 7%.
Il deteriorarsi delle relazioni tra Occidente (Europa e Stati Uniti) e la Russia può a cascata condizionare gli altri settori. L’Europa in particolare, ha un grande problema: dal punto di vista energetico e dei carburanti dipende davvero tanto dalla Russia, ad esempio nel 2020 circa un quarto del petrolio importato dall’Europa proveniva dall’ex Unione Sovietica. Nel 2021, inoltre, i Paesi più legati a quest’ultima sono la Germania, la Polonia e l’Italia.
Il problema non si ferma poi solo al petrolio, che riguarda direttamente i carburanti, ma anche al gas naturale che viene utilizzato per creare energia elettrica. L’Ucraina in particolare ha un’influenza internazionale molto alta per quanto riguarda tutto il settore dei semiconduttori perché proprio al suo interno ci sono alcuni dei centri più importanti di produzione di Gas Neon, fortemente utilizzato per creare i microchip che vanno all’interno di qualsiasi dispositivo elettronico. A livello globale proprio il 50% di questa materia viene da Odessa, città dell’Ucraina meridionale che si affaccia sul mar Nero.
L’indipendenza energetica europea è possibile?
Può quindi l’Europa, in un momento così difficile, slegarsi dalla Russia? La prima cosa da sapere è che diversi esponenti politici, sia negli Stati Uniti sia in Europa, vogliono sanzionare ulteriormente Mosca riducendo i contratti per quanto riguarda la fornitura di gas e petrolio. La loro economia, infatti, è fortemente legata all’export di queste due materie prime. Per questo motivo, la risposta non è immediata, ma quello che è facile evidenziare è che allontanarsi al 100% dalla Russia in tempi rapidi è molto difficile. Basti pensare che l’International Energy e Agency ha stilato un piano che nel corso di 12 mesi vede l’Europa slegarsi di 1/3 dalla Russia per quanto riguarda l’energia.
L’aspetto più preoccupanti è che, quindi, in questo caso non si riuscirà a raggiungere la totale indipendenza energetica ma solo ad avvicinarsi.
Inoltre, sul piano internazionale la situazione si è aggravata ulteriormente nelle ultime settimane perché le sanzioni verso la Russia sono state molto severe, vista la cancellazione di alcuni istituti di pagamento dal sistema Swift. Cercare di escludere Mosca dal piano internazionale danneggia anche l’Europa e l’Italia, dal momento che diversi Stati all’interno dell’Unione Europea hanno una forte esposizione bancaria sulla Russia. Quest’ultima, dall’altra parte, dal momento che rischia di vedere mancare alcuni contratti che aveva con l’Occidente, sta cercando sempre più di negoziare con l’Oriente, in particolare con la Cina, uno dei pochi paesi a non aver condannato l’invasione dell’Ucraina.
Riassumendo: conseguenze e soluzioni
Questa situazione è difficilmente risolvibile con un rientro della situazione di emergenza. Il rischio che l’economia di diversi paesi venga danneggiata è davvero reale, tanto che si comincia a parlare sempre di più di stagflazione, ossia di uno scenario economico in cui i paesi non crescono ma hanno allo stesso tempo presentano un’inflazione elevata, il che significa che per le persone normali la vita diventa più complicata, dato l’aumento dei prezzi e le possibili conseguenze sul livello occupazionale.
L’UE potrebbe diminuire gradualmente, come spiegato, la dipendenza energetica dalla Russia tanto che secondo una bozza di dichiarazione, i Paesi dell’Unione potrebbero accettare di ridurre il loro legame con le importazioni di petrolio, gas e carbone russi già questa settimana. Non è ovviamente previsto nessuno stop dall’oggi al domani.
Sarà importante vedere nei prossimi giorni come evolverà il conflitto, sperando che vengano trovati degli accordi internazionali, in grado di far rientrare la situazione di emergenza, tenendo presente che ad oggi la priorità è mettere in salvo le persone che sono in difficoltà in Ucraina.
Quello che questa situazione ci può insegnare è che essere troppo legati ad un solo Paese per un comparto così importante è sicuramente un rischio, soprattutto per le aziende del territorio che dall’oggi al domani possono trovarsi a dover lavorare in uno scenario estremamente complicato.
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