Mercato azionario cinese: i veri motivi della crisi e le prospettive future [VIDEO]

Pugno duro del governo cinese e regolamentazione non sempre chiara mettono in difficoltà le aziende cinesi, che continuano però ad attirare gli investitori.

Abbiamo assistito spesso negli ultimi anni a guerre commerciali tra USA e Cina, come la “Trade War” tra l’ex presidente USA Donald Trump e Pechino, quando entrambi i governi avevano introdotto una serie di restrizioni per svantaggiare la controparte. Ma diamo uno sguardo alla situazione attuale.

Il crollo del mercato azionario cinese

Nelle ultime settimane il mercato cinese ha avuto un crollo considerevole, con alcune aziende che sono arrivate a perdere anche il 50-60% del proprio valore. Le aziende più famose fuori dalla Cina sono ovviamente quelle a maggiore capitalizzazione come Alibaba, Pinduoduo e JD.com, che si occupano di e-commerce. Qualche mese fa si parlava addirittura del delisting dalle borse americane, ma che si è tramutata poi in una multa da quasi 3 miliardi di dollari ad Alibaba, che ha fatto pensare a una tregua tra il governo cinese e l’azienda di Jack Ma. Ma così non è stato.

Il motivo dietro la scelta di rendere no-profit le aziende di “Private Education”

Un’altra importante presa di posizione del governo cinese ha toccato le aziende del settore “Private Education”. Pechino ha deciso che queste aziende, come per esempio TAL Education, sarebbero diventate delle no-profit, con conseguente levata di scudi da parte degli investitori. Non a caso alcune di queste compagnie hanno perso anche il 70% della capitalizzazione in borsa. 

Ma dietro la scelta del governo c’è un motivo: negli ultimi anni Pechino ha insistito molto per aumentare la natalità dei cinesi e una delle ragioni per le quali le famiglie non fanno figli è la poca stabilità economica. Quindi il governo ha pensato che, rendendo queste aziende no-profit, i costi per l’educazione sarebbero scesi nettamente, così da liberare liquidità per i figli

La guerra al gaming e la tutela della privacy

Una mossa che però ha portato al ribasso anche le big tech cinesi per due motivi: da un lato perché ovviamente avevano partecipazioni nelle aziende del settore “Private Education”, dall’altro perché gli investitori hanno avuto paura che un evento così negativo potesse estendersi anche ad altri settori del mercato cinese. Oltre a ciò, il governo ha deciso di limitare l’utilizzo dei videogame a poche ore la settimana, con conseguenti forti impatti sui modelli di business delle società legate al gaming, come per esempio il colosso Tencent. Altro capitolo delicato riguarda i dati e la privacy: il governo cinese si è mosso per limitare la libertà che le aziende avevano di utilizzare i dati dei propri clienti, un po’ come avviene in Occidente.

Le problematiche dietro il modello VIE

C’è poi il nodo della Valuable Interest Entity (VIE), una particolare struttura legale e amministrativa delle aziende cinesi che sono quotate anche fuori dalla Cina. Nelle aziende americane e italiane chi acquista un’azione detiene in sostanza un “pezzo” di azienda e ha dei diritti ben definiti, ma non vale la stessa regola per le aziende cinesi. Se acquisto delle azioni di Alibaba quotate al NYSE (la Borsa di New York), non acquisto una parte della Alibaba quotata in Cina, ma una parte della Alibaba che ha sede, per esempio, alle Isole Cayman e che ha degli accordi con la capogruppo Alibaba in Cina. 

Questo è il meccanismo del modello VIE ed è ciò che crea problemi a molti investitori occidentali e istituzionali, perché se per qualche motivo venisse interrotto il collegamento tra la capogruppo cinese e l’azienda delle Isole Cayman, non avrebbero più in mano nulla. In sostanza, significa che chi investe fuori dalla Cina su queste aziende non acquista alcun diritto sull’azienda reale. E non tutti sono disposti a correre questo rischio.

Prospettive future: una posizione ambigua 

Da una parte ci sono delle aziende che operano in Cina e che sembrano sottovalutate rispetto a quelle americane, perché magari vengono quotate a dei multipli più bassi e hanno dei tassi di crescita elevati. Dall’altra parte però queste aziende hanno dei rischi importanti, sia con il Governo cinese sia con il Governo USA. Inoltre, queste aziende stanno operando in un mercato molto meno regolamentato rispetto a quelli europei e americani, con conseguenze sull’indice di rischio.

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