Le oscillazioni dei prezzi sono continue e la loro ampiezza viene spesso associata a un rischio maggiore, ma porta con sé anche opportunità.
Quando i mercati entrano in fibrillazione, entra sempre in gioco il concetto di volatilità. Ma che cos’è, nello specifico, la volatilità di un titolo e perché rappresenta un indicatore importante per muoversi sui mercati?
Cos’è la volatilità di un titolo
Il rischio e il relativo rendimento, sono elementi costitutivi dei mercati finanziari.
I titoli acquisiscono valore e lo perdono, rispondendo a una molteplicità di stimoli e fattori, per questo il margine d’incertezza misurabile negli investimenti è detto volatilità
La volatilità di un titolo indica la variazione percentuale del suo prezzo nel tempo, definisce cioè l’ampiezza delle sue oscillazioni. In sostanza, più alta è la volatilità e più forte è la tendenza di un titolo ad apprezzarsi o deprezzarsi. La metafora usata più spesso, nei casi estremi, è quella delle montagne russe, con il titolo-vagone soggetto a frequenti salite e picchiate.
Per quanto possano esserci indizi, la mancanza di certezza deriva dal fatto che il prezzo di un titolo e la sua volatilità sono influenzati da una combinazione complessa di fattori: le caratteristiche del titolo e della società, gli scenari macroeconomici, quelli di un determinato settore o di un’area geografica, la durata (nel caso delle obbligazioni) oppure il rendimento atteso.
Un indicatore che però può aiutare gli investitori a valutare la volatilità del mercato azionario nel breve termine è il CBOE Volatility Index (più comunemente chiamato VIX). In che modo? Capendo il livello di timore o di ottimismo del mercato.
Come calcolare la volatilità di un titolo: un esempio
Anche se, il termine volatilità viene spesso utilizzato per indicare una generica fluttuazione del prezzo, il suo calcolo matematico ha una formula precisa: è la deviazione standard delle variazioni di prezzo. In sostanza, lo scarto tra i prezzi registrati in un determinato lasso di tempo e quello medio dello stesso periodo.
Se, ad esempio, un titolo ha avuto nell’ultimo anno un prezzo medio di 10 euro e una volatilità del 20%, vorrà dire che la distanza media del prezzo effettivo da quello medio è stata (verso l’alto o verso il basso) di dieci punti percentuali. È quindi probabile (anche se la media appiattisce i valori reali) che un’azione si sia mossa tra gli 8 e i 12 euro.
A cosa serve la volatilità negli investimenti
La volatilità è associata al rischio ma per quanto siano intrecciati, incertezza e rischio non sono sovrapponibili. La volatilità, infatti, offre spunti importanti per muoversi sui mercati,che devono senza dubbio essere vagliati con attenzione, vista la rapidità con cui il titolo si muove, ma che possono offrire grandi opportunità.
Il calcolo della volatilità, inoltre, serve anche a raccogliere indizi che vanno al di là del singolo titolo. Una maggiore instabilità dei prezzi potrebbe anche suggerire un crescente interesse del mercato nei confronti di quel titolo o, in generale, del settore a cui appartiene e, di conseguenza, una possibile accelerazione. Una volatilità ridotta potrebbe anche indicare disinteresse e quindi una frenata imminente.