Le politiche monetarie sono l’insieme delle decisioni prese dalle banche centrali per regolare l’offerta di moneta.
Con il termine “politica monetaria” si intende tutto ciò che la Banca Centrale di un Paese può fare per influenzare il costo e quindi la quantità disponibile di denaro all’interno di un’economia.
Le Banche Centrali sono tantissime, ma tra le più importanti al mondo, vi sono: l’americana Federal Reserve, la Banca Centrale Europea, la Bank of England e la Bank of Japan.
I principali obiettivi della politica monetaria sono l’inflazione, l’occupazione e lo sviluppo. Diversi sono gli strumenti che vengono utilizzati per trovare il giusto equilibrio.
Ma come funziona e quali conseguenze ha sul mondo reale?
Come “funziona” una politica monetaria?
La politica monetaria punta adinfluenzare le condizioni in cui può muoversi l’economia reale, fatta di imprese, banche e consumatori. Come? Modificando il costo e quindi la quantità di denaro disponibile per l’uso.
Grazie alle loro azioni, le banche centrali influenzano la crescita del PIL e l’inflazione, quest’ultima principalmente attraverso le scelte che influenzano il tasso d’interesse.
Il tasso d’interesse è il costo del denaro e viene determinato dall’incrocio fra la domanda e l’offerta di denaro. La Banca Centrale, stampando moneta al fine di perseguire i propri scopi, prova ad influenzare questo rapporto. In pratica, il tasso di interesse è il prezzo – e quindi il costo – a cui la moneta può essere acquistata così come avviene per qualunque altro bene.
Facciamo un esempio: quando compriamo casa, il prezzo dell’immobile è determinato dalle leggi del mercato. Se tanti acquirenti vogliono abitare in una determinata zona, i prezzi delle case in quella zona tenderanno a salire. Viceversa, se in una determinata zona molti proprietari desiderano vendere, si crea un eccesso di case in vendita e questo eccesso spingerà i proprietari a dover abbassare il prezzo se vogliono liquidare i propri immobili.
La stessa cosa avviene per il denaro. Il tasso d’interesse non è altro che il prezzo della moneta.
La banca centrale influenza l’offerta di moneta presente nell’economia, modificandone di conseguenza il costo.
Un driver importante dell’offerta di moneta, che viene controllata dalle autorità monetarie è la base monetaria, cioè la quantità di moneta sotto il controllo diretto della Banca Centrale.
Essa comprende il totale delle banconote e delle monete in circolazione sommate alle riserve, obbligatorie e facoltative ed ai depositi detenuti presso un sistema finanziario.
La Banca Centrale ha il ruolo di controllare questi elementi: riduce la base monetaria quando vuole ridurre l’inflazione ed al contrario l’aumenta quando vuole favorire un maggiore tasso d’inflazione.
Come può essere una politica monetaria?
Le Banche Centrali attuano due tipi di politica monetaria per raggiungere un giusto compromesso fra tasso di inflazione e crescita economica: espansiva (o accomodante) e restrittiva.
Politica monetaria espansiva
Attraverso una politica monetaria espansiva la Banca Centrale aumenta l’offerta di moneta, quindi la quantità di moneta a disposizione del sistema economico, abbassando allo stesso tempo il tasso di interesse.
Lo scopo di una politica monetaria espansiva è sostenere l’economia in un momento di rallentamento, quindi quando PIL, occupazione e inflazione si trovano al di sotto dei livelli considerati ottimali. L’effetto di una politica monetaria espansiva efficace è quello di facilitare il credito verso le famiglie e le imprese, incoraggiando così crescita e produzione. In altri termini, il suo obiettivo è quello di consentire all’economia di ripartire dopo un periodo di difficoltà.
Politica monetaria restrittiva
Benché la crescita del PIL e dell’occupazione siano sempre fenomeni positivi, talvolta l’economia si “surriscalda”. Il compito della Banca Centrale di riferimento è, quindi, quello di controllare che la crescita sia reale e non conseguenza di un mero eccesso di liquidità in circolazione.
Diversamente, se l’inflazione venisse lasciata crescere senza freni, i risparmi perderebbero il loro valore! Per questo motivo, quando l’inflazione supera un certo target stabilito (tipicamente per la BCE è il 2% su un orizzonte di medio periodo), la Banca Centrale mette in atto politiche restrittive per diminuire l’offerta di moneta nel sistema economico, grazie a un aumento del tasso d’interesse e quindi alla conseguente riduzione della base monetaria.
Nel lungo periodo, le economie con più bassa inflazione sono caratterizzate, in media, da una maggior crescita della produzione e del reddito.
Garantendo la stabilità dei prezzi, quindi, una Banca Centrale fornisce il proprio fondamentale contributo all’innalzamento delle capacità produttive di una economia e al miglioramento delle prospettive di occupazione.
Quali conseguenze ha sul mondo reale?
Le banche commerciali, di cui siamo abitualmente clienti, prendono denaro in prestito dalla Banca Centrale ad un tasso d’interesse chiamato “tasso di riferimento”. Quest’ultimo, aumentato in funzione della rischiosità del cliente finale, sarà il “prezzo” a cui la banca commerciale erogherà credito. Le Banche Centrali possono decidere se abbassare o aumentare il tasso di riferimento, influenzando così il costo finale del credito per imprese e famiglie.
Tipicamente la Banca Centrale, attraverso questo processo, influenza efficacemente l’economia reale. Per esempio, in caso di crisi economiche esse possono ridurre il tasso d’interesse a zero, riducendo in questo modo il costo dell’indebitamento per imprese e famiglie. L’aspettativa è che le risorse prese a prestito si traducano poi in un aumento dei consumi e/o degli investimenti.
Da sottolineare come le Banche Centrali non controllino direttamente i tassi d’interesse che le banche applicano ai loro clienti per la concessione di mutui e prestiti, ma fissano il tasso sulle operazioni di rifinanziamento delle banche. In sintesi, l’influenza che viene esercitata dalla Banca Centrale è sempre un’influenza indiretta perché esercitata attraverso le singole banche di un paese.
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