Lo confermano i numeri: il 2021 sarà un anno record per gli Exchange Traded Fund. Ecco come orientarsi tra quelli che puntano sulle azioni (i più diffusi).

Si fa presto a dire ETF. Gli Exchange Traded Fund sono fondi passivi che replicano un paniere di titoli o indici e possono essere scambiati come azioni. Se il loro funzionamento è simile, all’interno dell’universo ETF esistono differenze che riguardano settori, aree geografiche, meccanismi di distribuzione dei dividendi. E naturalmente asset: gli ETF che coprono gran parte del mercato sono quelli azionari.
La crescita degli ETF
Il successo degli ETF è tutto nei numeri. Secondo uno studio di ETFGI riportato dal Financial Times, nei primi sei mesi del 2021 gli Exchange Traded Fund hanno raccolto 659 miliardi di dollari. Sarà, è certo, un anno record, visto che nell’intero 2020 la raccolta era stata di 767 miliardi. I grandi protagonisti sono gli ETF che puntano sull’azionariato globale, capaci di attirare oltre due terzi della raccolta complessiva (459 miliardi di dollari). Ma come valutare i migliori prima di investire? Conoscerne le caratteristiche è il primo passo.
Come si spiega il successo degli ETF
Il successo degli ETF, compresi quelli azionari, si spiega in gran parte con i vantaggi di tale strumento. I costi sono ridotti, grazie al fatto che si tratta di una gestione passiva, e non hanno commissioni d’ingresso o di uscita.
Sono strumenti semplici e trasparenti: permettono, in qualsiasi momento, di vedere quali sono indici e titoli di riferimento. Gli ETF azionari permettono inoltre di diversificare in modo “automatico”, perché si punta l’investimento su un intero indice e non su una singola azione.
Il rapporto tra fondo e indice negli ETF azionari
Oltre agli ETF azionari che replicano l’indice in modo diretto, ce ne sono altri che instaurano una relazione diversa: ci sono fondi che amplificano i movimenti dell’indice (a leva) e altri che ricostruiscono una replica “al contrario”: in sostanza, l’ETF non acquisisce, ma perde valore quando l’indice guadagna.
ETF a distribuzione o ad accumulazione
Un’altra distinzione da tenere presente è quella tra ETF a distribuzione ed ETF ad accumulazione. Nei primi, i dividendi distribuiti dalle società che costituiscono l’indice vengono in parte “girati” dal fondo agli investitori. Nei secondi, invece, i profitti vengono reinvestiti. Non c’è una soluzione migliore o peggiore dipende da obiettivi ed esigenze. Gli ETF a distribuzione accontentato gli investitori che preferiscono ricevere entrate regolari. Gli ETF ad accumulazione tendono invece a incrementare i proventi per il futuro.
Il volume degli scambi: perché è importante
In un panorama sempre più variegato, potrebbe essere utile valutare il volume degli scambi dell’ETF. Più è alto, più è probabile che il fondo sia “liquido”, con un maggiore equilibrio tra domanda e offerta. Non solo: volumi ridotto potrebbero essere indice di un maggiore scostamento tra l’ETF azionario e l’indice che si propone di replicare.
Settori, geografia e criteri sostenibili nel mondo degli ETF azionari
Proprio come per le azioni, anche gli ETF azionari possono puntare su specifici settori (come i titoli tecnologici), su aree geografiche (ETF azionari globali, europei, di Paesi emergenti). Anche tra gli Exchange Traded Fund si stanno poi facendo spazio gli ETF etici e quelli sostenibili. nei primi, le società che compongono l’indice da replicare sono socialmente responsabili; nei secondi la selezione si basa sui criteri ESG, ossia ambientali, sociali e di governance.