Cosa Sono I Derivati Spiegati in Modo Semplice

Bisogna valutare sempre attentamente se vale la pena rischiare, tenendo conto di tutti i pro e i contro del caso.

I derivati sono strumenti finanziari molto complessi il cui valore “deriva” da un titolo sottostante. Spesso per essere valutati richiedono analisi approfondite e un’alta conoscenza finanziaria.

Derivati: cosa sono e come funzionano

I prodotti derivati si chiamano così perché il loro valore deriva, appunto, dall’andamento di un’altra attività finanziaria, definita “sottostante” che può essere ad esempio un titolo azionario, obbligazionario, una materia prima, un indice e così via.

Esistono diverse tipologie di derivati: alcune più semplici, altre molto complicate. Spesso è difficile valutarne i livelli di rischio e per questo gli investitori meno esperti tendono a starne alla larga.

Nella realtà dei fatti il derivato permette di esporsi al sottostante, senza che quest’ultimo debba essere per forza acquistato o venduto. Si prenda ad esempio l’oro: attraverso un derivato ci si può esporre alle variazioni del prezzo senza aver effettivamente comprato la materia prima. Se il derivato consente di acquistare dell’oro a 50 dollari ad una certa data, e in quella data il valore dell’oro è 70, si sarà in grado di incassare concretamente 20 acquistandolo e rivendendolo immediatamente sul mercato.

Questi strumenti possono essere negoziati sia in Borse regolamentate sia in mercati “over the counter”, cioè non regolamentati.

Negli ultimi 30 anni i derivati sono diventati sempre più importanti nel mondo della finanza tanto che nel 2008, alla vigilia della Grande Crisi Finanziaria, secondo la Banca dei regolamenti internazionali il valore complessivo dei derivati over the counter era salito fino a 673mila miliardi di dollari. A giugno 2021, il valore era oltre quota 600mila miliardi, di cui quello dei derivati sui tassi di interesse pari a 488mila miliardi.

Quali sono le principali tipologie dei derivati?

Le principali categorie di derivati sono: i Contratti a termine, gli Swap e le Opzioni.

  1. Contratti a termine

In questo caso, l’acquirente e il venditore si accordano sulla consegna, a una data futura e a un certo prezzo, di una determinata quantità di uno specifico sottostante.

Le principali tipologie di contratti a termine sono i contratti forward e i contratti futures.

In entrambi i casi le parti coinvolte hanno l’obbligo di vendere e comprare quanto prefissato, questo a prescindere dalla variazione di valore che il sottostante ha registrato nel tempo di validità del contratto. La differenza principale è che i forward non sono standardizzati ma vengono negoziati di volta in volta dalle parti per soddisfare particolari requisiti.

I forward vengono infatti scambiati fuori dai mercati regolamentati mentre i futures sono negoziati sulle borse di scambio regolamentate.

Supponiamo di sottoscrivere ad esempio un future su un barile di petrolio per 70 dollari con scadenza a dicembre 2022. Una volta acquistato il contratto è noto che a dicembre 2022, se la controparte non fallisce, vi sarà lo scambio di 70 dollari per un barile di petrolio, indipendentemente da quale sarà l’effettivo prezzo sul mercato in quel momento.

  1. Swap

Questo termine deriva dal verbo inglese “to swap”, scambiare qualcosa con qualcos’altro.

Attraverso lo swap due parti si accordano per scambiarsi flussi di denaro in date prestabilite in base al valore del sottostante. Anche gli swap, come i forward, non sono negoziati su mercati regolamentati.

In base al tipo di sottostante si distinguono vari tipi di swap.

Semplificando:

  • Gli interest rate swap. Nei quali le parti si scambiano i flussi derivanti diversi tassi d’interesse (es: fisso contro variabile).
  • I currency swap. Nei quali le parti si scambiano il capitale e gli interessi maturati in divise diverse.
  • Gli asset swap. Hanno come sottostante un titolo obbligazionario detenuto da una delle due controparti.
  • I credit default swap. Servono ad assicurarsi contro il default di obbligazioni societarie o titoli di stato.
  1. Opzioni

L’opzione stabilisce il diritto, ma non l’obbligo, di comprare o vendere una certa quantità di un bene sottostante ad un prezzo prefissato ad una data precisa o entro la data stessa.

In particolare:

Quando si possiede il diritto di comprare il sottostante, l’opzione prende il nome di “call”.

Quando si possiede il diritto di vendere il sottostante, l’opzione prende il nome “put”.

Se l’opzione si può esercitare solamente a scadenza viene detta “opzione europea”, mentre se l’opzione può essere esercitata in ogni momento viene detta “opzione americana”.

Immaginiamo di acquistare un’opzione call europea su un’azione con uno strike price di 10 euro. Ciò significa che l’opzione potrà essere esercitata solo a scadenza. Solo in quella data avremo infatti il diritto di acquistare il sottostante a 10 euro. Così facendo ed ipotizzando che l’azione sottostante a scadenza valga 15 euro, si potrà pagare l’azione meno del suo valore di mercato. In caso si decidesse di vendere immediatamente l’azione si potrebbe così ottenere un profitto di 5 euro. Al contrario, in caso a scadenza l’azione sul mercato raggiunga un prezzo inferiore allo strike price, non si sarebbe costretti a dover acquistare il sottostante e perderemo quindi solo il costo di pagato per sottoscrivere l’opzione.

Derivati: da chi e perché vengono utilizzati

Considerata la loro complessità, non a caso, questi strumenti sono poco utilizzati dagli investitori retail e sono invece molto usati dai trader professionali per scommettere sui mercati al rialzo o al ribasso senza dover possedere l’asset reale.

Vengono usati con tre obiettivi principali.

  1. Finalità di copertura”.

Quando i derivati vengono usati per ridurre il rischio finanziario e proteggere i propri investimenti dalle variazioni dei prezzi di mercato. Se ad esempio sono il proprietario di un’azienda che produce pasta e ci si vuole proteggere dall’aumento dei prezzi del grano, si può acquistare un derivato che dia il diritto di comprare una certa quantità di grano in una data futura ma ad un prezzo stabilito oggi. Oppure può succedere che quando si stipula un mutuo a tasso variabile, la banca offra di abbinare al contratto un derivato per la copertura da possibili rialzi dei tassi di interesse.

  1. Finalità speculativa”.

Per esempio, per investire sul petrolio, non si deve avere materialmente i soldi per acquistare 50 barili, ma solo il capitale necessario per sottoscrivere l’opzione di acquisto su quei barili, scommettendo di fatto sull’andamento futuro del petrolio.

Mettiamo che la banca venda un derivato che permetta di comprare tra un mese 50 barili a 1.000 euro. Se tra un mese questi barili valgono 1.500 euro, si possono comprare e rivendere guadagnando 500 euro. Il tutto senza aver mai comprato del petrolio. Viceversa, si perde l’intero costo sopportato per comprare il derivato, cioè l’investimento iniziale.

  1. Finalità di arbitraggio”.

In questo caso, si punta a ottenere un profitto virtualmente senza rischi sfruttando il disallineamento tra l’andamento del prezzo del derivato e quello del sottostante al momento della sottoscrizione del contratto. È un modo per guadagnare dalle inefficienze di mercato.

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