Dal 2013, il potere di acquisto delle famiglie è sceso a picco con dati record registrati dall’Istat.

Ogni giorno, nei telegiornali, nei vari programmi televisivi, sulla carta stampata, si parla di potere d’acquisto. Ma che cos’è?
Che cos’è il potere d’acquisto?
Il potere d’acquisto è la quantità di beni e servizi che possono essere acquistati con un’unità di valuta. Questo termine, quindi, rappresenta il reddito disponibile delle famiglie in termini reali, utile per acquistare una quantità di beni e servizi.
Come si può capire dopo la spiegazione appena data, esso è condizionato dall’andamento dei prezzi al consumo e dall’andamento del reddito personale.
Potere d’acquisto – IPC: come sono collegati?
L’andamento dei prezzi al consumo, che viene utilizzato per calcolare il potere d’acquisto e il costo della vita, viene generalmente indicato con l’Indice dei Prezzi al Consumo (IPC). Secondo la definizione della Borsa Italiana l’IPC è «una misura statistica ottenuta attraverso la media dei prezzi di un insieme di beni e servizi (ponderati naturalmente per l’incidenza di ciascuno di questi beni sul complesso».
In poche parole, l’IPC misura l’andamento dei prezzi dei beni e dei servizi significativi per le economie del consumatore “medio” e quindi per monitorare i cambiamenti del costo della vita nel tempo.
L’indice dei prezzi al consumo viene utilizzato anche per calcolare l’evoluzione dell’inflazione, ovvero la variazione percentuale dell’IPC da un anno all’altro: se aumenta, il consumatore medio deve spendere una somma maggiore per acquistare la stessa quantità di beni e/o servizi. Quindi in questo esempio, dove l’inflazione è elevata il potere di acquisto del denaro tende a diminuire.
Fondamentalmente, all’aumentare del livello dei prezzi, in presenza di inflazione, il potere di acquisto del denaro tende a diminuire.
Grazie all’IPC sarebbe possibile, inoltre, calcolare l’aumento del costo della vita per l’anno successivo: basterebbe scoprire qual è l’attuale IPC del luogo in cui si vive e moltiplicare la percentuale IPC per il proprio stipendio attuale.
Qual è il potere di acquisto in Italia?
Andando più nello specifico, la situazione in Italia non è rosea, i dati degli scorsi mesi hanno mostrato un trend preoccupante.
Nel dicembre 2022, secondo dati provvisori dell’Istat, i prezzi al consumo in Italia hanno registrato una crescita media nell’anno dell’8,1%, segnando l’aumento più ampio dal 1985 (all’epoca +9,2%). Il motivo principale è l’andamento dei prezzi dei Beni energetici (+50,9% in media d’anno nel 2022, a fronte del +14,1% del 2021). Al netto di questi beni la crescita dei prezzi al consumo è pari a +4,1% (da +0,8% del 2021).
A causa di un’inflazione elevata, del caro carburanti, del caro bollette e del conseguente aumento dei prezzi di servizi e beni di consumo, infatti, appare chiaro come mai il potere d’acquisto stia precipitando.
Tutto questo va a peggiorare una situazione già critica a causa degli strascichi del Covid-19, che ha portato via molto lavoro agli italiani e bloccato gli aumenti delle retribuzioni dei dipendenti. La popolazione sta diventando sempre più povera, scatenando una sorta di effetto domino sul fatturato delle aziende.
Nel 2008 la situazione in Italia non era critica come oggi: secondo l’Eurostat, i consumi in termini di parità di potere d’acquisto erano di 19.300 euro e soprattutto si superava la media Ue. Nella classifica, il Belgio era molto al di sotto dell’Italia e da noi si spendevano solo 300 euro in meno rispetto ai francesi, che, invece, oggi hanno un potere d’acquisto più elevato.
Il problema principale resta il mancato adeguamento degli stipendi in risposta all’aumento dei prezzi, che aiuterebbe a garantire agli italiani una conservazione del proprio potere d’acquisto. Ci si aspetta pertanto un intervento del governo che sia su larga scala e che arrivi in tempi auspicabilmente brevi.