Quando si parla di crypto, non si può far a meno di pensare all’estrema oscillazione del loro prezzo.

La pandemia e i suoi lockdown, i costi di transazione non proibitivi, la nascita di diversi exchange, il miraggio di un facile guadagno nel breve termine, la possibilità di comprare e vendere criptovalute tramite app, sono tutte variabili che hanno favorito un’intensa e sostenuta crescita del mondo crypto.
Nonostante le differenze con il tradizionale mercato finanziario, alcuni interrogativi rimangono validi, uno tra tutti è cosa guida la variazione del prezzo delle criptovalute.
Ovviamente il motivo principale è la legge della domanda e dell’offerta, ma quali sono le cause che la influenzano?
Il ruolo di notizie e aspettative nell’oscillazione delle crypto
Un primo aspetto da valutare è il ruolo delle notizie. Alla base dei modelli economici più diffusi vi è l’ipotesi che i mercati siano efficienti, ossia che i prezzi “riflettano” o “scontino” tutte le informazioni conosciute fino a quel momento. In particolare, spesso si parla di notizie bullish o bearish, a seconda che la notizia abbia un effetto positivo o negativo sul prezzo del titolo. Come si genera tale effetto sui prezzi? Attraverso le aspettative. In concreto, le notizie modificano ciò che chiunque vi partecipa si attende e di conseguenza anche quanto si è disposti a pagare per qualcosa: maggiore sarà la domanda, a parità di offerta, maggiore sarà il prezzo.
Per capire meglio è utile fare un esempio di notizie bullish. Quando un exchange di grandi dimensioni, come Binance, aggiunge un nuovo prodotto, per esempio decide di listare una nuova criptovaluta, significa che per la piattaforma vi è un’elevata domanda nel mercato, ovvero che molte persone sono interessate all’acquisto. I vari attori del mercato, intuendo che dietro la quotazione del prodotto si cela una forte richiesta e aspettandosi quindi un elevato volume di acquisti, comprano il prodotto non appena disponibile in modo da anticipare l’influsso della liquidità e quindi godere del conseguente aumento di prezzo.
All’opposto, un esempio di notizia bearish è quella di un attacco hacker a un exchange. Quando succede, la fiducia degli utenti sull’efficacia delle attività di custodia dei propri asset da parte di quell’exchange viene destabilizzata.
Una volta diffusa l’informazione, non è difficile prevedere il tentativo di immediata vendita dei beni da parte di tutti gli utilizzatori della piattaforma che, dubbiosi e preoccupati, decidono di liquidare per precauzione le proprie posizioni. La conseguenza è un aumento dell’offerta a parità di domanda e una spinta al ribasso per i beni in custodia, ovvero un effetto negativo sui loro prezzi.
Il lancio di prodotti e progetti crypto
Altri fattori che possono influenzare il prezzo al rialzo delle criptovalute sono il lancio di una mainnet ovvero di una blockchain che esegue il trasferimento di valute digitali da mittenti a destinatari. Un esempio è stato quando il token di file sharing bittorrent (BTT) è aumentato nel mercato dopo l’annuncio del lancio della sua mainnet a dicembre 2021.
Anche annunci di partnership tra grandi aziende o dichiarazioni riguardanti l’apertura di un progetto di una grande istituzione può influenzare l’andamento del prezzo di una crypto sul mercato. Un esempio è stato quando il gruppo LMAX Exchange, una società di tecnologia finanziaria, lanciò nel 2018 il suo primo exchange istituzionale di criptovaluta.
I fattori psicologici influenzano l’andamento delle criptovalute
Esistono poi dei fattori psicologici che possono influenzare le aspettative dei trader e di conseguenza il prezzo delle criptovalute. I principali sono due.
Il primo è la “FOMO” (fear of missing out), cioè la paura di restare tagliati fuori. Quando il prezzo di una criptovaluta si alza, il mercato continua a comprare sia perché confortato dal continuo aumento del prezzo, sia per paura di non fare parte di una “puntata vincente”.
Il secondo è il “panic selling”, ossia una vendita fatta a causa del panico generato da un certo avvenimento, per esempio l’hacking citato precedentemente: quando i prezzi si abbassano, alcuni trader vendono per bloccare le perdite relative alle proprie posizioni, creando così ulteriori pressioni ribassiste, le quali causano la vendita da parte di ulteriori controparti, scatenando così un effetto a catena.
Le alterazioni di mercato
Un altro fattore da tenere in considerazione è un fenomeno illegale a cui spesso il mercato delle criptovalute è soggetto: il “pump and dump”.
Questa attività consiste nell’effettuare ripetuti e/o organizzati acquisti con l’obiettivo di far lievitare il prezzo e nel pubblicizzare, contemporaneamente, il fenomeno al fine di invogliare qualcun altro a imitare l’acquisto. L’illusione della possibilità di beneficiare del trend favorevole è ciò che attira l’inconsapevole vittima, la quale comprando a propria volta, alimenta il rialzo del prezzo. A un certo punto, gli acquisti ricorrenti e/o organizzati cessano, le posizioni accumulate vengono vendute, la domanda artificiosamente creata scompare e di conseguenza il prezzo cala vertiginosamente.
Nel mondo finanziario tradizionale, il processo sopra delineato richiede l’impiego di volumi elevati di liquidità, oppure la selezione di un target, per esempio un titolo azionario, a bassa capitalizzazione. Dato che le criptovalute sono a volte caratterizzate da una capitalizzazione complessiva non elevata, diventano facili obiettivi di queste strategie.
Anche se il “pump and dump” è via via più remoto all’aumentare della capitalizzazione, non bisognerebbe mai sottovalutare questo rischio. Un esempio? Ciò che successe al Bitcon nel febbraio 2021 quando, la criptovaluta a maggiore capitalizzazione esistente – oltre 1.000 miliardi di dollari – è schizzata alle stelle nel momento in cui Elon Musk annunciò che Tesla l’avrebbe acquistata per un prezzo di 1,5 miliardi di dollari.
Tuttavia, quando ad aprile 2021 la stessa azienda rivelò di aver venduto parte della sua quota in un deposito normativo, i prezzi crollarono. Continuarono ad abbassarsi anche dopo un altro tweet di Musk dove affermava che Tesla non avrebbe più accettato Bitcoin a causa del loro pesante costo ambientale, dato dalla quantità di energia utilizzata per crearli. Si generò così una perdita di 300 miliardi di dollari nel mercato delle criptovalute in poche ore.
In che modo Musk e Tesla avrebbero fatto “pump and dump”? Annunciando l’investimento in bitcoin di Tesla su Twitter, gonfiando il prezzo grazie ai social media, vendendo poi al suo picco.