“Yield is Back”, ma con selettività

Qualche segnale di raffreddamento dei prezzi potrebbe portare a un rallentamento della corsa al rialzo dei tassi.

Il 2022 sarà ricordato come un anno davvero sfidante per i mercati finanziari, in cui la forte correlazione cross-assets ha offerto ben pochi ripari per gli investitori, con il mondo azionario e obbligazionario che si sono mossi all’unisono in territorio non positivo.

Lo scenario macroeconomico

La chiave di lettura è indiscutibilmente rappresentata dal deciso cambio di passo delle politiche monetarie, con le principali banche centrali che hanno dovuto invertire la rotta dopo un periodo di forte sostegno all’economia attuo ad arginare gli effetti del Covid19. A complicare ulteriormente i piani, oltre al protrarsi dei lockdown in Cina, lo scoppio della guerra in Ucraina, fattore che ha ulteriormente esacerbato la spirale inflazionistica, alimentando in particolar modo le tensioni sul fronte energetico.

Scenario che ha reso necessaria un’azione da parte delle banche centrali molto più decisa rispetto a quanto atteso all’inizio dell’anno, con  FED, BCE e Bank of England tra le altre che, nel 2022,  con un ritmo sostenuto di rialzi, hanno riportato i tassi di riferimento su livelli che non si osservavano dal 2008. Questo, anche a costo di un rallentamento forzato dell’economia che, paradossalmente, con la buona tenuta dei consumi ed un mercato del lavoro piuttosto resiliente ha reso più complessi i piani delle banche centrali stesse.

Mercati: la situazione

Qualche segnale distensivo sul fronte inflazione è però arrivato dalle ultime letture sui prezzi al consumo e dalla produzione statunitense, che sembrano mostrare segnali di rallentamento dopo il picco registrato nei mesi estivi. Una tendenza che potrebbe ulteriormente trovare supporto nel deterioramento dei dati macro, che rendono plausibile l’ipotesi di una recessione per il prossimo anno. Scenario che appare ormai sempre più certo nella sua realizzazione e incerto solo nella sua entità, come mostrato dalla forte inversione delle curve dei rendimenti dei treasuries, titoli di Stato emessi dal governo federale degli Stati Uniti d’America, sulle coppie di scadenze brevi-lunghe.

Quello che attualmente prezza il mercato ed in particolare con riferimento alla FED, è che il forte ciclo di rialzi possa ben presto spingere ad una frenata dell’economia, tale da costringere la stessa banca centrale a fare un passo indietro e a procedere con un taglio dei tassi (delineando il cd “pivot”), già nella seconda parte del 2023. La retorica della FED appare però ancora orientata al mantra dell’“higher for longer”, con i tassi che potrebbero raggiungere un livello prossimo ad area 5%, restandoci più a lungo di quanto la narrativa del mercato sembri auspicare. Non meno aggressiva è stata poi la retorica di Christine Lagarde, con la BCE che proseguirà ancora in chiave restrittiva, dando il via libera al quantitative tightening nel corso del nuovo anno.

Tra incertezze e opportunità future

In tale contesto di incertezza, dopo aver messo a segno la peggior performance YTD (“Year To Date”, letteralmente “da inizio anno”) del millennio, il mondo obbligazionario ci restituisce delle interessanti opportunità di rendimento a scadenza che non si osservavano da tempo. Questo, in assenza di particolari driver sul fronte equity, come potrebbe essere una svolta positiva sul fronte Russo-Ucraino, renderà per i prossimi mesi il fixed income, un asset class sia in relativo che in assoluto molto attraente.

Sarà comunque importante avere un approccio selettivo. Lo spettro di una recessione alle porte suggerisce infatti di focalizzarsi sulla componente Investment Grade ed in generale su emittenti e settori di qualità. Riteniamo che tali caratteristiche possano garantire un carattere più difensivo anche a fronte di un deterioramento delle condizioni macroeconomiche, con il maggior costo di rifinanziamento per le aziende che potrebbe mettere a dura prova emittenti del comparto high-yield che ancora non prezzano a pieno un rallentamento dell’economia e la conseguente revisione al ribasso degli utili.

In generale, lasciamo alle spalle un anno di insidie e di risvolti imprevedibili, ma anche di ritrovate opportunità in ottica di asset allocation, con l’obbligazionario di qualità che torna a essere una componente redditizia del portafoglio.

Ancora una volta, in questo delicato tiro alla fune tra crescita e inflazione, risulterà cruciale l’azione di politica monetaria, con i mercati che, muovendosi sulle aspettative di un prossimo allentamento delle condizioni monetarie, sembrano vivere un riadattamento della celebre opera teatrale di Samuel Beckett che potremmo reintitolare “Waiting for Pivot”.

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