Le varianti del Covid-19 preoccupano i mercati, che attendono maggiori elementi per scegliere le migliori strategie. Bene manifattura europea e servizi USA, ma attenzione alla dinamica dei tassi e alle prossime mosse delle Banche Centrali.
Settimane a cavallo tra febbraio e marzo in chiaro-scuro per i mercati. Febbraio si è chiuso da un lato con un sentimento diffuso di attendismo a causa delle varianti del Covid-19, ma ha visto anche dati positivi sul fronte dell’attività economica, sia per quanto riguarda la manifattura sia nel settore dei servizi. Marzo si è aperto con Cina, politica fiscale degli Stati Uniti e Banche Centrali sotto la lente.
Dagli USA all’Europa: primi segnali di ripresa dell’economia
Il maggiore tasso di contagiosità delle nuove varianti del Covid-19 ha portato i professionisti finanziari ad assumere posizioni attendiste, in modo da capire come muoversi nelle prossime settimane. Allo stesso tempo è stata registrata una crescita dei rendimenti obbligazionari: in primis il Treasury americano ha superato il tasso dell’1,5%, esponendo alla vulnerabilità il comparto azionario. E proprio dagli USA arriva il miglioramento dell’indice PMI dei servizi, salito a 28,9 punti dai 28,3 di gennaio.
Al tempo stesso è arrivato un segnale positivo dall’Area Euro, dove l’indice PMI manifatturiero ha toccato il massimo da 3 anni, raggiungendo quota 57,5 punti con la Germania, che ha superato i 60 punti, a trainare gli altri Paesi. Le conseguenze di questi dati sono state il rafforzamento dell’euro sul dollaro e la sterlina che ha stabilito il nuovo record degli ultimi 3 anni sulla divisa americana, superando il cambio a 1,4 dollari.
Banche Centrali sull’attenti per monitorare i titoli a lungo termine
Marzo si è aperto con la conferma che i titoli più “futuristici” si sarebbero rivelati un’arma a doppio taglio: asset come Tesla e Bitcoin per esempio hanno registrato un -20% dai massimi e i mercati hanno varato prese di profitto importanti sulla Cina. Grande attenzione è stata poi riservata dagli analisti alla politica fiscale degli USA, dove i Repubblicani storcono il naso davanti alle proposte di salario minimo e altre misure di sussidio. Ma, a parte questo, il pacchetto di aiuti sembra già definito.
Anche le Banche Centrali non hanno esitato ad intervenire quando hanno visto che i movimenti dei tassi a lungo termine avrebbero potuto destabilizzare la ripresa economica. Ecco quindi che, dopo la Banca Centrale Australiana che ha raddoppiato il proprio QE, anche la BCE ha specificato di guardare con attenzione ai titoli a lungo termine. Tuttavia, nessuno degli attori in campo modificherà l’indirizzo della politica monetaria, che resterà quindi espansiva.
Come investire in questo scenario
Ci troviamo in un contesto di rendimenti in rialzo guidati da aspettative di inflazione più elevate. Si tratta, al momento, di un’inflazione “buona”, perché guidata da una normalizzazione del ciclo economico, come per esempio dallo slancio delle materie prime. Il mercato obbligazionario vede tassi a zero e spread ai minimi, quindi il consiglio è avere duration corte, cercare di diversificare le valute (in alcune come il dollaro i tassi sono interessanti), sfruttare i titoli correlati all’inflazione e orientarsi verso asset dell’economia reale.
Invece, sul fronte azionario stiamo assistendo ad una rotazione settoriale verso temi ciclici e/o “value” che beneficiano della ripresa dell’economia reale a sfavore di temi più in bolla (come criptovalute e big tech). I tassi più alti si sono tradotti, infatti, in una minore tolleranza per i settori più cari e quindi maggiori rischi per chi è più esposto.
La differenza tra Azioni Value e Azioni Growth
In scenari complessi come questo è opportuno conoscere la differenza tra Azioni Value e Azioni Growth. Le prime sono più indicate per gli investitori con una bassa inclinazione al rischio e in genere sono di società stabili che generano ogni anno una buona base di utili, quindi hanno un alto valore intrinseco e l’investimento su questi titoli può essere ripagato nel giro di pochi anni. Discorso opposto invece per le Azioni Growth: sono asset con un rapporto alto tra prezzo e utili per azione della società, quindi significa che i mercati credono nel progetto a lungo termine dell’azienda e si accontentano nel breve di avere ritorni bassi (o anche nulli in alcuni casi). Questa seconda tipologia di azioni è più indicata per chi punta ad alti guadagni nell’arco di diversi anni, ma ovviamente ad un rischio più alto rispetto alle Azioni Value.
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