Dicembre è stato caratterizzato da un avvio positivo e dalle mosse delle Banche Centrali. Ecco quali sono i fattori da monitorare nel prossimo trimestre.
Un passo indietro: novembre tra continuità e volatilità
Novembre è stato un mese con poche evoluzioni macroeconomiche e molte notizie che hanno contribuito al ritorno della volatilità. La crescita è stata meno brillante rispetto ai mesi precedenti, mentre l’inflazione ha continuato a tenere banco: la corsa dei prezzi non si è raffreddata, confermandosi più persistente del previsto e mettendo in discussione la sua “temporaneità”.
Il mese era cominciato bene grazie alla combinazione di tre fattori: trimestrali positive; una Bank of England (BoE) espansiva, che ha lasciato invariati i tassi di riferimento e rimandato un possibile “modesto inasprimento”; l’avvio del tapering da parte della Federal Reserve senza sorprese su tempi e ritmi. Anche dalla Cina sono arrivate notizie discrete, culminate con il meeting virtuale tra Xi e Biden.
La tensione degli ultimi giorni di novembre
Novembre si è però chiuso con le prese di profitto sull’onda di possibili nuove restrizioni in Europa, culminate in risposta agli aggiornamenti sulla variante Omicron e a un Powell più “falco” del previsto nelle sue dichiarazioni dell’ultimo giorno del mese. Il Presidente della Fed ha infatti superato l’idea di un’inflazione transitoria, annunciando una possibile accelerazione del tapering.
Terze dosi e Cina: un inizio di dicembre positivo
Dicembre è iniziato in positivo, con la variante che sembra controllabile grazie alle terze dosi. Il segnale più incoraggiante è arrivato però dai policymaker cinesi: il taglio di 50 punti base delle riserve obbligatorie per gli istituti di credito rappresenta infatti un segnale importante sulle future azioni di supporto all’economia.
Le mosse delle Banche Centrali
Il15 dicembre è arrivata la conferma di un’accelerazione del tapering. Per stabilizzare i prezzi e mitigare l’inflazione, la Fed ha dato il via libera a una riduzione degli acquisti di asset più rapida, che dovrebbe chiudersi a marzo. Quanto ai tassi d’interesse, è previsto un graduale ma continuo rialzo, con tre ritocchi nel 2022, altri tre nel 2023 e due nel 2024.
Il 16 dicembre, la BoE ha spiazzato i mercati alzando i tassi di interesse dallo 0,1% allo 0,25%. È la prima Banca Centrale a farlo dall’inizio della pandemia. A seguire anche la BCE si è mossa nella stessa direzione, seppure in maniera più blanda: tassi invariati ma – a partire da gennaio – riduzione degli stimoli legati all’emergenza Covid. I mercati sembrano per ora aver “digerito” queste azioni.
E il 2022? Lo scenario dei prossimi tre mesi
Guardando avanti, l’attenzione si concentra sui fattori che hanno caratterizzato anche i mesi scorsi: crescita, inflazione, policy e rischi esogeni come la variante Omicron. Le aspettative sulla crescita sono ancora buone per il 2022 e sopra i trend di medio periodo. L’uscita dalla pandemia farà ancora da traino, anche se in maniera meno univoca e omogenea. Le Banche Centrali hanno tracciato il loro futuro percorso ma sull’inflazione resta da capire la dinamica rialzista dei salari.
Rischi esogeni legati alla sfera sanitaria o momenti in cui sembrerà venir meno il supporto pubblico saranno probabilmente da sfruttare per incrementare l’azionario, che deve essere interpretato in maniera tattica e non più strategicamente sovrappesato. I bond invece si confermano perdenti in quasi tutti gli scenari e solo la selezione di temi specifici potrà aiutare a generare un po’ di rendimento.
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